venerdì 18 marzo 2016

Rieccomi! riflessioni sull'intimità della scrittura.

Wow, è passato un po' di tempo da quando ho scritto qui l'ultima volta...non so perché ho smesso, proprio come non so perché ho cominciato.
Non c'è mai stata una chiara idea dei temi che avrei affrontato in questo spazio, delle persone che avrebbero letto, né tantomeno di come pubblicizzare quello che scrivevo.
Anzi, in maniera subdola ogni volta che pubblicavo un pezzo lo rileggevo con l'ansia di trovare pensieri che non avrei voluto svelare. Sono sempre stata combattuta tra la libertà di esprimermi e il timore di dire troppo. Questa paura di mettersi a nudo, di scrivere mantenendo una calcolata distanza tra sé e gli altri, i possibili destinatari del messaggio, rende tutto faticoso. Ed è un grande limite. Per come la vedo io, la difficoltà maggiore di una persona che scrive è infischiarsene dei giudizi altrui non tanto sulla qualità e lo stile di scrittura, quanto sulle ipotesi di legami diretti tra ciò che si legge e ciò che si pensa l'autore abbia vissuto in prima persona. Voglio dire, anche se la scrittura è frutto di un processo di rielaborazione, creatività, correzioni (per usare un termine che mi sta molto a cuore: sto leggendo Le correzioni di Franzen e ne sono completamente rapita) di esperienze personali, vissuti altrui e fantasie, di base attraverso, mettiamo, un libro, un romanzo, lo scrittore presenta se stesso, le sue paure, le sue nevrosi, i suoi principi, i limiti e anche se li rovescia, li trasforma o li descrive per quelli che sono, presenta se stesso al mondo.
Scrivere è un'azione intima. Ci vuole coraggio per farne un atto pubblico. Questa la mia sensibilità sulla questione, forse dovrei parlarne con la mia analista.

Ad ogni buon conto (espressione che prendo in prestito volentieri e che mi riporta immediatamente in un salotto ovattato con distinti signori ben educati di inizio secolo, che non si sovrappongono nel dialogo e che cedono volentieri la parola), la scelta di Elena Ferrante di non divulgare la propria identità e lasciare che siano i suoi libri a parlare, a vivere scollegati da chi li ha scritti, mi è particolarmente congeniale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Elena_Ferrante

Al posto suo (magari!) resterei indifferente al rumore creato da chi avanza ipotesi sul suo conto, provando periodicamente ad indovinare chi è l'autore o l'autrice e sorriderei al pensiero di come questa curiosità sia elevata a livello di notizia da far circolare, da commentare, mentre mi godrei beatamente la riservatezza e la tranquillità necessarie a fare quello che mi rende più felice: scrivere!




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