mercoledì 3 giugno 2009

Panta rei

Si sa. In certi momenti pero’ il concetto assume una nitidezza particolare che è destinata, ovviamente, a sparire. Questo è uno di quelli. Oggi al mercatino bellissimo di cui ho avuto la fortuna di godere quasi ogni mercoledi’ data la vicinanza con l’ufficio, ho preso il fagottino di ottimo formaggio di cui ho fatto grandi abbuffate all’inizio di qusta mia avventura brusseloise. Ora conosco le bancarelle a memoria, è sempre picevole fermarsi a quelle italiane con tutti i prodotti buonissimi che abbiamo in Italia e sentire – Buongiorno dottore! – Allora tutto bene? – Visto che meravigliosa giornale di sole che ci regala oggi? Etc etc. Ho rinunciato a parlare in francese, anche se ora dico con fierezza Est que je peu avoire le resù s’il vous plait? Mamma mia, chissà quanti errori in questa frase. Meno male che il mio mostrillo preferito queste pagine non le vede mai, almeno credo. Sono le tre del pomeriggio e dovrei lavorare. Intorno a me c’è frenesia per un evento importante che si terrà la prossima settimana. Anche io avro’ la mia particina e ancora una volta mi verrà da pensare che se fossi nata seppur nella campagnia inglese, mi sarei sentita molto più adeguata parlando a un pubblio internazionale in inglese con uno stretto accento campagnolo da madrelingua piuttosto che con il mio delizioso (dicono gli altri) e fortissimo accento italiano. Lo so che dicendo cose sensate passa in secondo piano, ma non aiuta a sentirmi sicura! Comunque sto lavorando anche se scrivo. E comunque ho tutto il diritto di concedermi un po’ di tempo perchè sono un po’ triste, no nemmeno triste, cosi’ un po’ riflessiva sul tutto che scorre, e scrivere mi fa sentire meglio. Ho la borsa pesante oggi. Dentro ci sono poche cose tra cui un foglio di carta: il mio biglietto di rientro.