domenica 27 dicembre 2009

Buona vita!

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ognigiorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi nonrischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero subianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di unosbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davantiall'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sullavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire unsogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire aiconsigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chinon ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamentechi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa igiorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi nonfa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando glichiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

(P. Neruda)

Francesca e Vito

Di recente ho avuto l’opportunità di seguire un corso breve ma intenso su come si usa il power point, che cos’è a che serve, limiti virtuosismi di casi concreti. La maestra, esperta di scrittura – la si può leggere anche su http://www.mestierediscrivere.com – dice che i blog muoiono se non si aggiornano quotidianamente o comunque spessissimo, perché sono dei diari e funzionano come punto di riferimento per chi ci trova qualcosa di utile o semplicemente si diverte a seguire le fandonie dell’autore. Mumble mumble…io penso, caspiterina, ultimamente ci scrivo proprio poco sul blog, e non è perché non mi viene niente in mente, anzi. Mi capita spesso di prendere appunti mentalmente di una cosa che cattura la mia attenzione e ci costruisco, sempre a mente, anche una storiella sopra facendo collegamenti astrusi e concreti. E mi dico si, la devo scrivere così. Poi l’idea resta ma l’azione manca. Quando apro il computer il ricordo è diventato vago o ho poco tempo e il giretto su fb catalizza la mia attenzione. Dovrei avere a disposizione immediata un aggeggio su cui scrivere e poi subito pubblicare. Uno di quei cosi mostruosi su cui scrivi con lo stuzzicadenti mentre sei in metro e salti così la tua fermata. No, per carità. Per fermare il guizzo mi sono per un periodo munita di taccuino. Per un po’ ha funzionato. Scrivevo soprattutto in viaggio. Era subentrata questa novità nella mia routine casa o lavoro – aereoporto - sala d’attesa – pizzetta/negozio – volo – attesa bagaglio (se a fiumicino infinita) – casa o lavoro ma sempre più spesso casa. Per un po’ ha funzionato. Poi ho iniziato a girare con una borsetta più piccola e ho inventato la scusa che il taccuino ingombrava. Lasciato a casa il taccuino, in uno degli ultimi voli mi sono molto concentrata per apparire più stanca di quello che in realtà ero, sperando di scongiurare il pericolo abbordaggio ciarliero da parte di un qualsiasi lui/lei/vecchio/giovane/bambino. Con il broncio pronunciato, gli occhi a fessura, il giacchetto a mo’ di coperta che mi copriva come una mummia imbalsamata ero seduta in esterno affaccio corridoio, sollevata di avere il posto vicino a una ragazza e a un ragazzo che si sorridevano parlando. Ho pensato, bene, si conoscono, si compensano; se devo sopportare il chiacchiericcio nell’orecchio pur di non diventare parte attiva nella conversazione, ebbene sia. In fondo posso sempre spararmi la musica nelle orecchie, al massimo per cercare di coprire il rombo del motore.
- Guarda Vito, mi sa che la signorina è più freddolosa di me.
Impassibile resisto fingendo di essere assorta nei miei pensieri. Il ragazzo non risponde ma lei incalza.
- Eh si, poi quando sei stanco il freddo si sente ancora di più. Ti ricordi quando due giorni fa … …
Sembrava parlare al ragazzo ma in realtà guardava di fronte a sé e ogni tanto si girava verso di me! Si, verso di me! Sospiro profondamente cercando di mantenere la calma. In fondo sono stata cresciuta come una bambina educata. Un po’ viziata ma educata.
Giro la testa e lo faccio: abbozzo un sorriso tendendo le labbra serrate.
- Dai Francesca, non importunare la signora che magari è stanca e vuole dormire.
Altro sorriso tirato da parte mia. Non una parola. Mi rigiro e chiudo gli occhi. Me la sono scampata. Si un po’ antipatica ma in fondo, chi li conosce. Avrò pure diritto al mio riposo. Sarà possibile in un tubo di metallo sospeso nel cielo con un centinaio di persone ammassate dentro. O no?
NO.
- Allora ti è piaciuta Istanbul?
A domanda diretta, non avevo più scampo. Per fortuna. Perché ho conosciuta una ragazza deliziosa con tanta voglia di vivere e di condividere a cui piace girare il mondo, da sola o in compagnia e che aveva portato in Turchia il suo ragazzo che il mondo invece lo aveva girato poco fino a quando era piombata lei nella sua vita. Aveva però scoperto che gli piaceva viaggiare e fare le foto e conoscere luoghi e persone e pensare a quanto erano diversi o simili rispetto a quelli della sua Sicilia. Bella la Sicilia, la conosco poco ma ci voglio tornare, una due tre volte e tutte quelle che saranno necessarie per conoscerla bene. Eh, conoscerla bene è una parola. Noi ci siamo nati in Sicilia, io me ne sono anche andata per un po’. Sono cuoca, le stagioni su al Nord rendevano bene ma non era casa. In Sicilia ora provo a mettere su un’attività che mi permette di andare a cucinare a casa delle persone, direttamente. Le mie specialità sono i primi. Ma riesci a mantenerti così? Eh no. Per quello ci vuole un po’ di tempo, un po’ di pazienza. In realtà il mio stipendio è il sussidio di disoccupazione. Sono riuscita ad averlo perché tutta la mia famiglia ha votato un politico. Di destra? Di destra, di sinistra, tanto è uguale. Poi in verità io lavoro pure, alla ASL, smisto pratiche. Ma lo faccio in nero. Loro non mi pagano. Io faccio bene il mio lavoro. Con coscienza, sono sempre puntuale, vabbè che l’ufficio è a 10 minuti a piedi da casa mia. C’è tanto schifo però in giro. Quella non lavora perchè è la protetta del capo. Quell’altro aspetta la pensione da una vita. E che gli importa. Io dico le cose come stanno, in faccia alla gente. Dicono che sono una piatagrane, che semino zizzania. Hai capito come stiamo in Sicilia? Non so se è solo una questione delle parti mie. Tu dici che vuoi arrivare presto per andare a votare. Brava, io ti ammiro per questo ma io ho smesso. Ho smesso di credere che quelli là vogliono il bene delle persone per cui governano il Paese.
Comunque…la Sicilia è bella, bellissima. Vieni quest’estate che ti cucino il mio primo preferito.

Da: Istanbul Francesca
Data: 24/12/09
“Ciao Angela, ti volevamo fare gli auguri di un sereno Natale. Francesca e Vito”