lunedì 24 novembre 2008

C.U. doc

Di fronte ad una lasagna asparagi e gamberetti, un pochetto secca e senza sale, ci troviamo a discutere del mito del C.U.
Grande abbondanza in questo periodo, senza preclusione di età, di locazione geografica e di conformazione fisica. Unico tratto comune: genere maschile, opzione n.1 infanzia difficile (ma d’altronde l’infanzia È difficile).

C.U. tipo: ti abbraccia come se deve grattare un brufolo; ti sorprende con un improvviso slancio di tenerezza ma è per scansare la forfora sulla tua maglia; all’improvviso sembra che stia pensando ad una parola dolce, ma è solo il preludio di un sonno profondo; fa l’amore se riesci a farlo sentire a suo agio nei panni di Kung Fu Panda; chiama e resta muto, pensi che devi cambiare operatore ma capisci che non è l’operatore a dover essere cambiato; tempo minimo di risposta ad un messaggio: 48 ore; chiamata: massimo una/due a settimana e se ti chiama una volta in più è perché non si ricorda il risultato di 9x9; se una cosa è bella lascia stare, troppo stress; se gli scappa un ti voglio bene e realizza che non ha la madre di fronte abbassa lo sguardo imbarazzato chiedendo scusa; ha spalle per reggere tutto il peso del mondo, tutto tranne il tuo; ti commuovi vedendo che ha gli occhi lucidi, poi realizzi che in mano ha una cipolla.

A questo punto la domanda vera è: saremo noi più C.U. dei C.U. di cui ci innamoriamo?

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